Segnalo il dibattito di ieri su Lipperatura circa i presunti/assunti/desunti maestri, la loro eventuale morte e la necessità o meno della loro esistenza.
Io personalmente non penso sia corretto porsi la domanda se esistono, o buttarsi a peso morto nella loro ricerca. So per certo una cosa, i maestri non sono coloro che si reputano tali. I maestri sono coloro che rispettiamo.
E’ il rispetto per alcune capacità di un individuo che ci deve portare alla consapevolezza che abbiamo imparato molto da lui e che quindi è giusto reputarlo un maestro.
Rimango affascinato dalla scrittura densa e ritmica di un Faulkner, dalla ricchezza di paesaggi sensoriali di un Boll, dalla paradossale e instancabile capacità di creare labirinti verbali di un Borges. Cos’altro posso pensare di loro se non che sono i miei modelli e, in quanto tali, i miei possibili maestri. Ciò che sento per loro non è pura reverenza o instancabile idolatria, ma rispetto. Profondo rispetto e continuo desiderio di confrontarmi con loro. Se poi un giorno mi renderò conto che la loro influenza sulla mia scrittura – o sulla mia vita – sia stata rilevante, allora e solo allora potrò ritenere di aver avuto dei maestri.
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Ora che ci penso esistono anche i cattivi maestri. Ma a quelli vorrei cercare di sfuggire, anche se non sempre è possibile perché passi del tempo accanto a una persona e quando ti accorgi di essere stato cambiato, ormai è troppo tardi per tornare indietro…