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Dicembre, 2005

  1. Per Naomi ho ceduto a The ring

    Dicembre 1, 2005 by Admin

    FotinaEra tanto tempo che non guardavo la televisione.
    O meglio, era tanto che non vedevo un film che non fosse in DVD o Div-X. Devo confessare che stare davanti allo schermo e sorbirmi le pause pubblicitarie mi ha dato più fastidio del normale – più di quanto debba essere consentito. Lo dico perché sono convinto che in una visione adulta, un film – ma in generale un’opera – debba essere goduto nella sua interezza, senza quindi interruzioni di sorta.
    Se la mente riesce a seguire i passaggi logici e cronologici di una sceneggiatura ben scritta, non è detto che la stessa cosa avvenga per quanto riguarda la linea emotiva. Questa in particolare rischia di sgretolarsi in ogni momento ed è lì che si misura la bravura di un regista e ancor prima di uno sceneggiatore. Ed è sempre lì in genere che le pause pubblicitarie tendono a interrompere le mie riflessioni.

    FotinaComunque l’altro giorno era in programmazione The ring. Non che sia un patito dell’horror, ma la pellicola mi incuriosiva per due ragioni.
    La prima era verificare quanto di bene avevo sentito dire al riguardo (“Non è come gli altri horror”, “Rivitalizza il genere”, “Era dai tempi di Shining o de L’Esorcista che non mi spaventavo tanto”…). La seconda, neanche a dirlo, era la presenza di Naomi Watts di cui ho già parlato segnalando la prossima uscita di Ellie Parker.
    Che il film non sia come la maggior parte degli horror degli ultimi anni è vero. Questo perché – semplificando la questione – dalla fine degli anni ’80 il genere ha subito un’implosione nel trash e nello splatter, lasciando l’approfondimento psicologico degli stati di paura a un altro genere nato nel frattempo. Il thriller.
    Beh, The Ring si riappropria di quell’aspetto inconscio che rendeva agghiacciante una pellicola come Freaks di Tod Browning, realizzata oltre 70 anni fa e che pur non mostrando squartamenti o lo scorrere di litri di sangue resta irraggiungibile in quanto a carica orrorifica.
    FotinaNaomi Watts è brava come al solito e la sceneggiatura – che contiene alcuni buchi – ripropone elementi che hanno fatto la fortuna di un paio di film catalogati come thriller ma che ben si possono accostare all’idea dell’orrore che si aveva ancora negli anni ’80. Mi riferisco a Il sesto senso (The sixth sense) e a The Others.
    In tutti e tre i casi la struttura di giallo psicologico fa uso di presenze ataviche (fantasmi, anime), agghiaccianti verità nascoste e soprattutto di bambini – elemento non banale, utilizzato spesso per far riemergere anche negli adulti le paure più profonde.
    Al di là di questi elementi che a mio parere bastano a spiegare il successo di pubblico, l’idea geniale di The ring – anche se non del tutto sviluppata – resta quella del video che una volta guardato condanna a morte gli spettatori.
    E’ geniale perché da un punto di vista ricorsivo pone sullo stesso piano l’inquietudine della protagonista Naomi Watts e quella dello spettatore del film che si ritrova ad aver visto lo stesso video che in teoria dovrebbe portare a morte certa. (Di contro, considerando il finale e portando questo pensiero al paradosso la pirateria sarebbe l’unica chance di salvezza per gli spettatori…).
    E’ geniale anche perché contiene una splendida metafora. Se infatti consideriamo quel video come inizio della morte, come parte di essa, perché non estendere il concetto di morte al cinema stesso?
    Intendiamoci, adoro il cinema. Mi piace perdermi nei sogni del grande schermo. Sono affascinato da quel rettangolo luminoso che che cerca di imitare l’inconscio. Ma poi alla fine, se andiamo a stringere… la vita e altra cosa. Più tempo si passa a sognare e meno lo si dedica a vivere. In un certo senso quindi, sognare equivale a morire e andare al cinema…