Un articolo sul Corriere della Sera firmato Marzio Breda commentava ieri l’uscita di un nuovo saggio sulla figura di Ezra Pound, il poeta americano affascinato dalla figura del Duce e salvato dall’accusa di tradimento solo grazie all’internamento in una clinica di igiene mentale.
Pound fece propaganda al fascismo durante la II Guerra Mondiale; dalle frequenze di Radio Roma lanciava ammonimenti contro gli alleati e si sbizzarriva in discorsi in difesa dell’Italia. Ipotizzava inoltre fantasiose riforme monetarie. La sua ossessione era il capitalismo statunitense e l’usura che ne era il frutto malato. In questa visione il regime di Mussolini gli appariva come ‘non corrotto dalla lebbra capitalistica‘ e come unica alternativa al pericolo comunista.
Secondo Breda il saggio vorrebbe proporre un revisionismo della figura di Pound che mai si macchiò di antisemitismo. Le invettive contro i banchieri giudei di Wall Street possono infatti essere bilanciate dai legami di amicizia che ebbe con molti ebrei; ne fu esempio il rapporto con il poeta Louis Zukofsky. Ma l’autore dei Cantos è difficilmente catalogabile e spesso viene portato come emblema di una letteratura malata, che ha in Celine un altro protagonista.
E’ affascinante però leggere la trascrizione delle parole del poeta negli ultimi anni di vita quando in un certo senso cerca di affrancarsi dagli errori del passato. Dice Pound:
‘Un uomo che cerca il bene fa il male… non mi sono mai dato al fascismo più di quanto mi sia dato a Joyce… come scrittore sono di tutti e di nessuno‘, e poi sulle accuse di antisemitismo, ‘Se un uomo, qualsiasi uomo, può sostenere d’esser stato trattato da me in modo ingiusto per la sua razza, il suo credo politico o il colore della sua pelle, che quell’uomo si alzi e lo venga a dire.
Insomma Pound verrà ricordato per i Cantos ‘che sono da leggere’. ma la sua vita è un romanzo e lui un interessante personaggio.