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‘Quotidianità’ Category

  1. Nell’attesa che tutto cambi…

    Marzo 8, 2006 by Admin

    Si ritorna al tram tram quotidiano e vengono lasciati alle spalle i tre giorni della settimana scorsa con gli interventi che si sono susseguito dopo la lettera aperta di Alessandro Baricco su La Repubblica.
    Il gattopardo thumbSinceramente sono deluso dell’atteggiamento degli intellettuali italiani. Le affermazioni di Baricco sono state contestate a causa della posa egocentrica dello scrittore. Eppure in esse c’era una critica più profonda a un’egemonia culturale italiana che sembra non aver fatto alcun passo avanti negli ultimi quindici anni…
    Sarò tacciato di baricchismo, ma sono stanco.
    Sinceramente e profondamente stanco di un negazionismo culturale che pretende di essere in possesso dell’unica verità. Sembra che la cultura sia una, sola e indivisibile, e che si sposti con le lente movenze di un vecchio dinosauro. Un animale che ha già passato il suo tempo ma non permette a nuove forme di vita di evolversi e moltiplicarsi.
    C’è quella frase pronunciata da Burt Lancaster ne Il Gattopardo di Luchino Visconti che recitava più o meno così: “A volte è necessario che tutto cambi affinché tutto resti come prima”. Siamo arrivati a questo punto? Ci resta solo l’attesa di una glaciazione perché il vecchio dinosauro muoia?
    Non lo penso e non l’ho mai creduto. Ma mi domando se sia poi una coincidenza che la crisi economica italiana coincida con questo periodo di crisi culturale…

    Oggi appare sempre su La Repubblica un articolo di Antonio Moresco (potete leggerlo su Lipperatura qui!) che riprende la polemica scatenata da Baricco. Lo segnalo per completezza, ma sono convinto che lo spirito della discussione è uscito dai binari positivi di uno scontro tra “la parte subalterna e la parte egemonica” della cultura italiana. Più interessante da questo punto di vista la critica di Tiziano Scarpa alle pagine culturali del Corriere della Sera su Il primo amore (la trovate qui!).


  2. I giorni dopo la tempesta

    Marzo 3, 2006 by Admin

    Come non continuare a seguire ciò che avviene nel mondo letterario dopo la lettera aperta di Baricco a Citati&Ferroni. La Repubblica anche oggi dedica le due pagine principali della cultura.
    Per ora sto alla finestra, devo ancora trovare il tempo di seguire la cosa, leggere approfonditamente. Al momento ho solo sbirciato le poche righe scritte da Pietrangelo Buttafuoco, chiamato in causa ieri dall’articolo di Carla Benedetti…
    Sto alla finestra TButtafuoco, autore del fortunato Le uova del drago, segnala come la Benedetti denunci il metodo della “stroncatura en passant” e a suo tempo lo applichi chiamandolo in causa. Non solo, “A maggior gloria di quel metodo”, continua lo scrittore, “un malizioso collega che ha impaginato l’articolo l’ha titolato così: Ma c’è chi lancia libri di plastica e sotto ha messo una foto di me spaesato. Qui il metodo si perfeziona, il titolo è, infatti, un’altra allusione malevola ed efficace”.
    Sarò sadico, ma non posso negare di divertirmi nel vedere questa macchia d’olio allargarsi sempre più e chiamare in causa gente come Carlo Lucarelli, Edmondo Berselli, o anche Antonio Scurati con un prezioso intervento sulla cultura Pop e sul ruolo divulgativo di Baricco. Sul suo tentativo di “trasmettere quell’eredità alle future generazioni”, dove per eredità Scurati intende l’umanesimo letterario. Roba non di poco conto insomma…

    Ho poi letto il lungo intervento di Edmondo Berselli (che potete leggere qui!). L’editorialista ricostruisce una mappa del potere letterario italiano partendo dalla domanda: “Sarà ancora vero che il costume letterario e la tendenza culturale sono imposti dall’opinione di alcuni grandi cerimonieri della critica militante e dell’editoria intransigente, che influenzano reti d’opinione, e via via a cascata l’atteggiamento del pubblico?”
    Berselli parla delle consorterie che permettono a un Antonio D’Orrico di creare un fenomeno Faletti sul Magazine del Corriere della Sera mettendo in copertina una sua foto con lo slogan “forse non lo sapete, ma questo è il più grande scrittore italiano”. O alla capacità del clan “dal gusto settario, anzi quasi tribale” coordinato da Giuliano Ferrara di lanciare libri come La versione di Barney di Mordecai Richler, Le peggiori intenzioni di Alessandro Piperno o il già citato Le uova del Drago di Pietrangelo Buttafuoco. O ancora al tentativo di trasformare in cult “non tanto un autore o un libro, bensì, per via mediata, un editore, Fandango”.
    tutto questo per poi concludere che “l’industria è l’industria, e in questa tautologia il potere dei critici, quando ancora resiste e si manifesta, è una funzione para-religiosa, ma probabilmente, alla fine, residuale.”
    Chiedo venia per la brevità, ma il lavoro, quello vero, quello che devo fare per portare a casa la pagnotta, mi attende…

    (Aggiunta del pomeriggio) Anche Il Giornale con un pezzo firmato Fabrizio Ottaviani (Baricco, la stroncatura è roba da vecchi critici) riprende la diatriba in atto. Una delle tesi elargite da Ottaviani è che “la stroncatura è antieconomica e quindi non esiste”. Non è proprio così ma la velata intenzione è quella di aprire una polemica con La Repubblica. Chissà che non ci riesca…


  3. Oh che gioia arriva la replica di Ferroni

    Marzo 2, 2006 by Admin

    Se ieri avevo trovato esilarante e pungente l’invettiva di Alessandro Baricco contro i critici Pietro Citati e Giulio Ferroni, oggi non posso che godere della replica di quest’ultimo sulle pagine di La Repubblica.
    Che dire, non prendo parte ai colpi di fioretto dei due, ma respiro finalmente l’aria frizzante di una vera discussione tra critica e letteratura.
    Il_critico_tGià ieri le parole del geniale Baricco – l’aggettivo glielo devo, per la bravura nel ruolo di comunicatore – avevano cancellato le inutili disquisizioni su “morte della critica”, su “dignità dei generi” ecc… che da troppo tempo impediscono una costruttiva dialettica tra chi produce letteratura e chi fa critica. Non era di poco conto infatti che in un sol colpo, uno degli scrittori italiani più letti e tradotti chiamava in causa due dei principali critici nostrani.
    Nell’attesa di un intervento di Citati, oggi è toccato a Ferroni replicare allo scrittore. Il critico con squisito stile ricorda che di lavori sull’ultimo libro di Baricco ne ha fatti addirittura tre (una critica, quella su Giudizio Universale, la trovate qui!) e pone l’accento su un problema che è altro rispetto alla critica: “io la leggo, ahimè, senza ricavarne molto, e lei non legge me e ne ottiene un successo planetario”.
    Ferroni è acuto e non lesina anche pseudo-complimenti quando afferma che la scrittura di Baricco è “così disinvolta, accattivante”, ma – perché il ma è d’obbligo – “la letteratura è passione, emergenza dell’imprevisto, conoscenza in profondità di ciò che non si vede: la sua mi sembra invece una letteratura patinata, proiettata sull’orizzonte di una trasgressione pubblicitaria, tra moda e sport…”
    Sono ora curioso di vedere il seguito, tenendo presente che l’occasione è ghiotta, tanto è che La Repubblica gli dedica due pagine e che il Corriere della Sera ne disquisisce in un pezzo firmato Ranieri Polese…

    (Vai all’articolo di Ferroni su La Repubblica)

    Wow, ci sono anche le appendici

    Uno degli articoli pubblicati sulle due pagine dedicate all’argomento da La Repubblica si può leggere su Lipperatura (qui!). Si tratta in particolare di un pezzo di Carla Benedetti che ragiona sulla “necrosi avanzata delle pagine culturali italiane”. La tesi stimolante è che i principali quotidiani italiani hanno subito uno “scollamento” dalla cultura viva del paese. E il pezzo di ieri di Alessandro Baricco lo avrebbe reso evidente…